ATLETICO MADRID-JUVENTUS. L`ANALISI


I bianconeri perdono il confronto contro gli spagnoli dell`Atletico Madrid
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Madrid, 02/10/2014 -


La Juventus cade in casa dei vice campioni d’Europa, ma, soprattutto, perde in maniera disarmante e quindi preoccupante. E’ stata davvero negativa la Juve, brutta come il colore verde delle maglie che indossava. 1 gol subito, 0 tiri in porta nell’arco di tutti i 94 minuti di gioco e chiaro intento tattico che sa più di rinuncia a giocare la partita che di reale volontà di offendere l’avversario. Una metamorfosi inaspettata che sconvolge l’idea generalizzata di una Juventus che in campo nazionale ha ben altre connotazioni. E’ sembrato svanito improvvisamente il gioco champagne dei bianconeri, le aperture sugli esterni, le trame geometriche di centrocampo capaci di interdire e al contempo fornire palloni utili per gli attaccanti. La Juve è sembrata imbambolata, timorosa di giocare contro un avversario non irresistibile ma oggettivamente aggressivo, ben messo in campo, a cui però non puoi offrire la non caparbietà di dimostrarti desideroso di ribattere colpo su colpo ogni azione di gioco. Troppo arretrato il baricentro di un centrocampo che non è stato mai all’altezza di fare pressing sull’avversario e dove persino i “mostri sacri” Vidal e Pogba non si sono quasi mai visti. Timido il gioco portato sugli esterni Evra e Licthsteiner, che non sono stati capaci di incedere positivamente come siamo abituati a vedere. Eppure, non ci è sembrato un Atletico Madrid tecnicamente superiore alla Juve, e neanche fluido nelle azioni di gioco che avevamo visto nello scorso torneo di Champions, in cui la squadra di Simeone guadagnò con merito la finale contro il Real Madrid. Troppo nervosi gli spagnoli, in alcuni casi anche scorretti e disposti ad affrontare l’avversario con l’intento di spaventarlo fisicamente, piuttosto che tentare di superarlo attraverso il gioco. Una chiara condizione psicologica che si innesca quando una squadra teme l’avversario. E, in fondo, pensiamo proprio che questo Atletico abbia temuto alla vigilia i bianconeri, i quali, forse ignari di questo loro timore, sono scesi in campo contratti e privi di iniziative offensive. Un nervosismo carico d’ansia e aleggiante di timore, che francamente ci è sembrato eccessivo da parte di una Juventus che più d’una volta si è dichiarata volitiva ad affrontare una Champions che ambisce di conquistare più d’ogni altra cosa. Ma, evidentemente, l’esame di maturità in campo internazionale non è ancora stato superato pienamente, perché si può certamente perdere una partita in Champions contro i vice campioni d’Europa, ma non così, non in questo modo rinunciatario. E poi, non è piaciuto il siparietto delle dichiarazioni di fine gara in cui Allegri in televisione ha ribattuto malamente alcune giuste critiche tattiche espresse da Arrigo Sacchi al gioco della Juve. “Rinunciatari? Allora vediamo il calcio diversamente” dice Max Allegri apertamente contrariato, dimostrando al contempo di voler nascondere un’evidenza talmente lampante, cui invece sarebbe stato più opportuno e corretto dare altro tipo di risposta. Non vogliamo certamente calcare la mano sulla debacle di questa Juve di Champions, proprio noi che l’abbiamo magnificata in campionato, tuttavia, nonostante si trovi a tre punti nel suo girone, a parità dell’Atletico Madrid, del Malmo e dell’Olympiakos, la squadra di Allegri ha bisogno di riflettere sugli errori commessi a Madrid e cambiare urgentemente atteggiamento e mentalità, adeguandosi a ciò che è il pallone europeo che conta. Un pallone fatto di grinta, determinazione, coraggio di andare ad affrontare l’avversario anche sui campi in cui il tifo è infuocato e non induce aprioristicamente al non gioco e alla rinuncia di essere se stessi. Adesso attendiamo Juve – Roma allo Juventus Stadium. Ma lì, siamo sicuri che sarà un’altra storia.

Salvino Cavallaro                       



Salvino Cavallaro